E' trapelata solo da poco tempo la notizia della morte del primo Italiano che giunse in Antartide in barca a vela, uno degli ultimi navigatori-esploratori della nostra epoca.


FOTO : GIOVANNI AJMONE-CAT, Comandante; MARIO CAMILLI 2° Capo-MN-Direttore Macchina TITO MANCINI, 2° Capo NP, GIOVANNI FEDERICI-Sergente N-Nostromo; GIANCARLO FEDE, Sergente Radiotelegrafista.

Si è spento a Como il 18 dicembre,all’età di 73 anni, Giovanni Ajmone Cat, il primo italiano a raggiungere la penisola Antartica a bordo di un’imbarcazione a vela di solo 16 metri.
Nato a Roma, aveva sempre scelto Anzio, nei pressi della Capitale, per avviare le sue imprese di appassionato di mare e di navigazione. Come quella, celebre, del 1969 che lo portò in Antartide. È solo un anno prima, nel 1968, che Ajmone Cat, fresco di una laurea in Scienze Agrarie e un’esperienza come mozzo sulle barche da pesca del litorale laziale, matura il sogno di raggiungere il Polo Sud a vela. Così commissiona nei cantieri di Torre del Greco, al maestro d’ascia Antonio Palomba, una feluca di sedici metri armata con due vele latine e due fiocchi: il “San Giuseppe Due”.
Il 27 giugno del 1969 il “San Giuseppe Due” salpa dal porto di Anzio con a bordo Ajmone Cat e altri cinque membri di equipaggio. I navigatori superano Gibilterra, traversano l’Atlantico, fanno scalo in Argentina, passano il Mar della Plata, lo Stretto di Drake e quindi approdano nella banchina dell’Antartide dove piantano la bandiera italiana.
A questa spedizione ne seguì quindi un’altra nel 1973 con scopi prettamente geologici e idrografici e con il contributo della Lega Navale Italiana e della Marina Militare che gli mise a disposizione quattro sottufficiali.
Con Giovanni Ajmone Cat scompare uno degli ultimi navigatori italiani che con pochi mezzi a disposizione ma grande perizia hanno saputo realizzare importanti imprese di mare.
Dal primo settembre 2002 il San Giuseppe Due è in disarmo ed é stato trasferito in un bacino in cemento, accanto all' abitazione in cui ha vissuto Ajmone Cat, nei pressi di Anzio. Qui esiste un piccolo museo dove sono raccolti cimeli, carte nautiche e altre testimonianze delle imprese del San Giuseppe Due e del suo Comandante.
"Prima di noi nell’800 aveva tentato qualcosa di simile, senza riuscirvi, Giacomo Bove col San Josè. In suo onore chiamammo la nostra imbarcazione Giuseppe 2.
Non ci siamo avventurati sui ghiacci dell’Antartide: io sono un uomo di mare non di terra!
Laggiù nella Falkland bevevano tutti come matti! Gli inglesi, gente dura, cugini dei tedeschi ma più duri, ci hanno sempre amato poco.
Il nostro viaggio, il primo di una nave italiana in Antartide, durò 2 anni e mezzo.
Per 42 giorni non comunicammo con il mondo: una cosa fantastica !
Le onde erano alte anche 18 metri ed il vento ne scompigliava la cresta.
La mia esperienza, è rimasta lì, come appesa nel tempo
."

Il litorale di Anzio è appena rischiarato da un lucore caliginoso.Oltre quella linea di orizzonte, gli occhi ormai stanchi dell'uomo di mare hanno fatto rotta verso l’ignoto.

2 Commenti

Anonimo ha detto…
Ho appena visto il suo blog e la ringrazio tantissimo di aver messo in rete materiale sul Comandante.
Gianluca Frinchillucci, direttore del Museo Polare "S. Zavatti"
http://arcticdreams.blogspot.com/
Anonimo ha detto…
Spedizioni italiane in Antartide; San Giuseppe Due

Una belissima immagine della feluca in navigazione tra i ghiacciai è presente sul blog Levi all'indirizzo:

http://www.amalficoastcharter.com/noleggio-barche/?p=382

Alex
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