Motivati, positivi e aperti: il calore e la passione della Sicilia si riflettono nell’esuberanza di questo team italiano e brillano, come un raggio di sole, come le medaglie olimpiche conquistate dal suo equipaggio

L’America’s Cup è particolarmente popolare in Italia; solo il fatto che ci siano ben tre sfidanti ‘tricolore’, dice tutto: “In qualche modo la tensione del match racing viene percepita e assorbita dal pubblico italiano, che ha dimostrato di essere davvero appassionato”. “Abbiamo un numero enorme di ospiti e fan,” spiega Devoti. “Il brand sta dando buoni risultati in termini di look. Quando un paese ha più di un team, non puoi chiamarlo “Italia”, ma la gente ama +39 Challenge, e se fossimo riusciti a vincere un po’ di più, si sarebbe affezionato ancora di più al team ‘arancione’”.
Alcuni olimpici di Finn, un tempo ‘nemici’, hanno trovato una bandiera comune nei colori sgargianti (arancione e blu) dell’uniforme e del Circolo Vela Gargnano, lo Yachting Club sfidante per la 32ma America’s Cup.
La nostra forza sta nel fatto che eravamo amici già da prima. Abbiamo veleggiato l’uno contro l’altro per così tanto tempo, che abbiamo un grande rispetto reciproco e questo ci ha aiutato ad affrontare anche i momenti infernali”, dice Devoti riferendosi alla recente serie di sfortunati episodi che sono capitati al team, compreso il disalberamento durante il Louis Vuitton Act 13. “Una forte identità di squadra è essenziale e ciò che più ci caratterizza è il fatto che non ci demoralizziamo mai. Facciamo sempre il possibile per andare avanti, continuiamo a provare e lottare per migliorarci sempre. Non siamo mai stanchi di provare.”
Questo è esattamente lo spirito italiano!”, continua Devoti. “Ogni cultura ha un modo diverso di fare le cose, di svolgere i propri compiti”.
Inoltre anche i velisti che non sono italiani, si sono integrati perfettamente al nostro ‘modus operandi’. l’Italia è speciale – ci sono un certo tipo di emozioni e un modo molto creativo di fare le cose, e probabilmente il clima è meno rigido che in altri team”, ammette lo skipper. “Non si può cambiare ciò che si è”.
E non è finita: “Due cuochi italiani che preparano piatti siciliani ci fanno essere un po’ più “pesanti” di quanto dovremmo, ma in compenso ci rendono la vita molto leggera!” sorride. “L’idea originale era quella di parlare tutti italiano a bordo per rafforzare, attraverso la lingua, l’identità nazionale. I non-italiani hanno fatto qualche corso a Palermo per imparare, ma alla fine abbiamo deciso di parlare in inglese. Diciamo che non apprendevano molto velocemente!”, scherza.
Come gli altri team, anche +39 Challenge utilizza la propria base come “casa”, e come “piattaforma” per l’ospitalità ma qui si respira un’atmosfera molto più aperta.
La base è un punto di ritrovo fondamentale per il team, ma io preferisco uno stile più minimalista, come quello di Malmö-SkÃ¥ne o Trapani. Penso che si perda un po’ di sano spirito sportivo con questo tipo di basi, così chiuse. In Svezia c’era la possibilità di interagire e di socializzare; qui invece, sembra che ci siano dodici piccole repubbliche, tutte indipendenti”, dice Devoti. “D’altra parte, però il mio atteggiamento è il risultato dell’esperienza olimpica... Forse devo ancora abituarmi a quest’altro tipo di ‘immagine’.”
+39 Challenge continua a lottare ed andare avanti per la sua strada. “Siamo sempre noi stessi, non abbiamo mai seguito alcuna strategia particolare per arrivare dove siamo e penso che qualcosa di buono l’abbiamo fatto. I ragazzi hanno un DNA da vincitori che li accompagnerà anche in futuro. L’America’s Cup è un’esperienza fantastica che ti fa apprendere valori importanti. Si tratta di una competizione senza paragoni che comunica uno spirito davvero unico. Una volta che partecipi all’America’s Cup, ti rendi conto del perché così tanti ragazzi lottano come i pazzi per cercare di vincere la Coppa!”

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