Riportiamo la notizia apparsa su la "gazzetta.it" a firma di Gian Luca Pasini, dove uno dei membri dell'equipaggio svizzero di "Alinghi" ( non italiano) è risultato positivo ad uno dei controlli antidoping ( sostanza riconducibile alla cannabis ).
Riportiamo qui integralmente l'articolo :
Doping in coppa America. Dopo la seconda della regata di finale fra Alinghi e Team New Zealand, come da protocollo, sono stati sorteggiati alcuni velisti per uno dei test di routine, uno degli svizzeri (si tratta di uno dei senatori e non è un italiano) è stato trovato positivo — pare — a una sostanza riconducibile alla cannabis. Il pare, ormai molti mesi dopo la fine della regata più importante del mondo, non deve sorprendere perché il vero mistero non è come sia stato scoperto l'inganno, ma come sia stato tenuto nascosto per così lungo tempo.
NORVEGESI - Dopo aver ripetuto che Alinghi non rischia nulla della sua Coppa è il caso di spiegare che ad effettuare i controlli era stata incaricata un'agenzia norvegese (Antidoping Norway), che una volta terminato l'evento ha fatto sapere che tutto si era svolto a termini di regolamento. Qualche settimana più tardi anche la federazione mondiale (Isaf) aveva confermato che non si erano registrati casi di doping durante i mesi di regate (i controlli sono stati effettuati anche a sorpresa). Ancora a luglio e in agosto, a successive richieste, la federazione mondiale della vela a domanda precisa, ha continuato a ripetere che a Valencia era stato tutto regolare. Ma di fatto la federazione mondiale — a quello che si è potuto capire — non ha effettuato controlli direttamente, ma si è appunto limitata a rilanciare quello che era stato annunciato dalla agenzia norvegese. Adesso qualcuno stanco di tenersi questo peso sul cuore pare abbia deciso di parlare e di raccontare tutto. Quindi a giorni, forse già oggi, conosceremo la sentenza e i dettagli di questa strana storia.
CONTRO ANALISI - Di più. Certamente in questo periodo il soggetto in questione (il nome passa quasi in secondo piano, visto anche il tipo di sostanza che non migliora le prestazioni) ha richiesto le contro analisi che hanno dato ancora esito positivo. Anche in questo caso nessuna notizia è trapelata. Già in passato (ai tempi della Coppa in Nuova Zelanda) si erano allungate ombre di doping, subito fugate da una serie di annunci trionfalistici. Oggi c'è da fare ammenda, ma soprattutto ci sono da fornire spiegazioni al pubblico. Negli altri sport, dal ciclismo all'atletica, si è aperta una gara per la trasparenza (basta pensare a cosa è accaduto nell'ultimo Tour de France), qui invece non solo non si è saputo nulla, ma non si è saputo nulla per mesi. Il velista in questione si prenderà una sonora squalifica (forse due anni, che potrebbero venirgli comminati a breve), visto il documento che firmava prima delle regate. E potrebbe anche essere citato in giudizio per danni da Alinghi, che proprio in questa fase è impegnato su altri fronti per lanciare la nuova campagna. Tutto legittimo, ma per la credibilità della vela (o meglio della Coppa) sarebbe importante capire come mai nessuno degli organizzatori (Ac Management è una società creata da Ernesto Bertarelli inventore di Alinghi appositamente per l'evento), o meglio della agenzia antidoping incaricata dei controlli, abbia parlato prima. E’ forse più "comprensibile" come la Isaf non sia entrata nel merito: la coppa America è una regata velica tutta sua e non ha mai avuto grandi rapporti con la federazione internazionale. Anzi diciamo che in passato ci sono state anche parecchie tensioni. Adesso si attendono gli sviluppi, ma soprattutto un po' di chiarezza: la forza di Alinghi e le sue vittorie non sono in discussione, ma lo sport del terzo millennio ha bisogno di più certezze.